Ho incontrato due volte Ennio Morricone al Taormina Film Fest. La prima volta fu inaspettata. Ero al Teatro Antico per consegnare una vignetta a Giuseppe Tornatore e mentre attendevo il suo arrivo in platea una hostess fece accomodare il maestro nel posto accanto a mio. Avevo Ennio Morricone seduto accanto, lontano dai paparazzi impegnati con le star e non avevo nessun disegno per lui! La cosa mi procurò non poca amarezza (da sempre il mio modo per avvicinare gli artisti del festival è stato quello di presentarmi e donare loro un disegno; il mio timido, personale “grazie” per guadagnarmi l’attenzione e lasciare un ricordo affettuoso). Emozionato e quasi “in colpa” per la grave mancanza riuscii a fargli giusto un goffo, stentato complimento riassumibile in questo dialogo:
-“Grazie Maestro perché con le sue musiche riesce sempre a commuoverci tutti!”
-“Allora mi sa che dovrei vendere i fazzoletti insieme agli album per guadagnarci di più!”
Non mi aspettavo tanta ironia e a quel garbato sfottò nei confronti del mio ingessato complimento lo pronunciò ridendo insieme a me. Pensai che oltre ad essere al cospetto di un maestro assoluto della musica, mi trovavo davanti a una persona schietta, semplice, bonaria. Un artista con cui si sarebbe potuto continuare a discorrere ancora con piacere. Poi tornò la hostess che lo accompagnò in uno dei posti riservati e iniziò la serata.
La seconda volta in cui incontrai Ennio Morricone fu invece attesa e meglio “pianificata”. Mi presentai per conto della testata cineblog di cui ero l’inviato ufficiale per il festival e in quell’occasione gli consegnai il disegno che avevo preparato per lui, riparando idealmente con quel gesto a un “torto” di cui, ovviamente, il maestro non poteva neppure sospettare l’esistenza. Lui e la moglie (una signora dai modi dolcissimi e familiari) accolserò l’omaggio con piacere. Però mentre lei continuava a sorridermi e a ringraziarmi lui invece iniziò a scrutare il disegno con maggiore attenzione soffermandosi sullo stesso per alcuni lunghissimi istanti (durante i quali naturalmente stavo sudando freddo).
Come riprendendo un dialogo confidenziale lasciato in sospeso anni addietro alla fine mi disse:
“Ma mi hai fatto un po’ accigliato, arrabbiato quasi!“
“No maestro, l’ho fatta ‘concentrato’!“
Stavolta la risposta pronta fu la mia e la pronunciai sorridendo insieme a lui. Mi ringraziò ancora e posò per una foto con me in terrazza. Pensai che oltre a essere per la seconda volta al cospetto di un maestro assoluto della musica, mi trovavo davanti alla medesima persona schietta, semplice ed amabile di allora. Un artista con cui si sarebbe potuto continuare a discorrere con piacere per ore.
Ma, al di là di quei due incontri fortuiti e personali, un dialogo col Maestro Ennio Morricone lo abbiamo avuto un po’ tutti nella vita. Le sue note infatti dialogano da sempre con noi colmando le dissolvenze del nostro reale, subentrando dopo le conversazioni, inondando di musica i paesaggi che contempliamo durante un viaggio, travolgendo ed amplificando istanti piccoli, grandi e comunque significativi della nostra biografia.
C’è sempre stato quel dialogo e ci sarà ancora. Perchè è la colonna sonora di un film non compresso da nessuno schermo e che per diffodnersi non ha bisogno di casse.
Risuona dentro l’anima, sale di volume inaspettatamente ed è più ferma delle note iscritte su pentagramma o di quelle incise sul vinile.
E’ già congiunta alle nostre vite e al nostro vivere collettivo. Per questo non potrà mai spegnersi.
Grazie Ennio!
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