
Pippo Baudo e il cinema? In pochi lo sanno ma fra gli anni ’60 e ’70, il volto più amato della TV italiana ha fatto le sue incursioni sul grande schermo con film musicali, commedie leggere e apparizioni curiose. Da Zum Zum Zum nº 2 a W le donne, Baudo ha portato (anche) in sala il suo stile da intrattenitore, tra canzonette, gag e atmosfere da varietà del sabato sera. Nessuna, nemmeno breve, apparizione nel cinema d’autore s’intende, ma una falcata lunga quanto le sue gambe (qualcuno lo chiamava “Pennellone” ricordate?) ed una presenza affettuosa in dimenticabili (e dimenticate) pellicole che però, oggi, profumano di costume perduto e nostalgia (nel folle L’esercito più pazzo del mondo lo ritroviamo persino in un contesto demenziale anni ’80, lontanissimo dai suoi eleganti ed abituali palcoscenici).
La sua carriera cinematografica è stata breve ovviamente, ma è stata anche lo spaccato prezioso di un’Italia in cui la TV “contaminava” il cinema popolare. Lui, al di là del contesto, restava però sempre lo stesso, riconoscibilissimo Baudo anche all’interno di quei cameo.
Il mondo di Pippo Baudo, per chi scrive, appartiene poi ad un passato televisivo ed infantile quasi mistico, fatto di musica, soubrettes, scenografie scintillanti, comicità misurata e ed eleganza. Nulla a che vedere con l’oggi insomma. Assai prima che l'”ansia da prestazione” del sabato sera contagiasse le famiglie portandole ad invadere i locali con seguito fisso dei figli (anche neonati), quel momento, un tempo, era usanza passarlo in casa. E il “poco” di cui, in apparenza, sembrava fatto, per noi ragazzini invece valeva tanto. La famiglia riunita, una pizza in casa, l’attesa della trasmissione serale. Fantastico prima e Superfantastico poi. Con Pippo ovviamente, diventato nel tempo Super Pippo. Pippo Baudo sta in quel passato e per sempre vi resterà. Come una vecchia polaroid sbiadita, ritrovata in un cassetto, in cui tutto, dai vestiti ai capelli fino alla carta da parati, ha la stessa tonalità. In quelle foto non c’erano filtri, i dettagli si confondevano e le nostre espressioni erano sempre impreparate allo scatto. Eppure quanto colore e quanto calore, quanta ingenuità e quanta verità.
Che tempi “fantastici” quelli in compagnia di Super Pippo…
Testo e disegno di Andrea Lupo
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