Un film “felice”. E’ questo l’aggettivo che più è ricorso nei discorsi dei premiati durante la serata Evento speciale dei Nastri d’Argento dedicata a La stranezza, ‘Film dell’anno’ 2023. Una festa, quella dedicata al film, dentro l’altra festa, quella che ha chiuso in bellezza la 69.ma edizione del Taormina Film Fest, certificando con lo speciale riconoscimento del sindacato dei Giornalisti il successo del bellissimo film di Roberto Andò. Un film felice si diceva, soprattutto perchè nato sotto una buonissima stella o, più giustamente, sotto una costellazione di magnifici talenti, tutti convergenti verso lo stesso, armonioso risultato.Nastro dell’anno, quello per il film di Andò, che spicca dentro una delle stagioni italiane artisticamente più “felici” ed eterogenee di sempre, fatta di maestri e cineasti che confermano la loro potenza visiva e intellettuale (Bellocchio, Moretti, Amelio, Virzì, Crialese, Salvatores, Placido, Avati solo per citare alcuni) e di giovani freschissimi ed incredibili talenti che hanno attraversato il botteghino con un certo fragore (Le otto montagne, L’ultima notte di Amore). Non è semplice decretare il film dell’anno perchè una simile scelta tende talvolta a sovrapporsi a quella del “miglior film” e magari non risultare comprensibile da parte del pubblico (che potrebbe recepire questi due riconoscimenti come una sorta di ex-aequo non dichiarato). Eppure mai come in questa occasione il pubblico può invece comprendere perchè “La stranezza” è, oltre che uno dei migliori film dell’anno, è stato eletto film dell’anno di questa conclusa stagione 2022-2023. A decretarlo tale infatti, prima ancora che il SNGC, sono stati proprio quegli spettatori che da Ottobre fino ad oggi si sono riversati in sala per assistere a qualcosa di cui da tempo percepivano fortemente la mancanza: quel cinema capace ancora di coniugare pensiero e divertimento, che sa come unire intrattenimento “alto” e risata popolare in un abbraccio “felice” che eguaglia ed esalta entrambe le espressività. Un cinema “per tutti”.
L’intelletto che nobilita il sorriso, la leggerezza che sgrava la mente. In una parola l’arte, sintetizzata dalle sue due più belle forme totalmente al servizio degli spettatori: il teatro e il cinema. La “stranezza” è dunque l’ingrediente misterioso e semplicissimo che lega insieme ogni elemento strutturale del film (dalla sceneggiatura millimetrica di Ugo Chiti alla regia calibratissima di Andò, dai costumi scelti fino ai corpi e ai volti perfetti che li indossano), ma è anche il sentimento alla base di uno dei matrimoni più credibili e “felici” visti recentemente: quello fra un’icona assoluta del nostro cinema (Toni Servillo, un Pirandello monumentale anche nei silenzi) e i suoi talenti comici più dirompenti (Ficarra e Picone, ormai patrimonio nazionale). Una scommessa non facile sulla carta ma clamorosamente vinta al botteghino (il film di Andò è stato l’incasso italiano più alto dopo la pandemia, quello che più di tutti ha saputo traghettare la fiducia degli spettatori verso il prodotto nazionale), e un’opera che ha riportato magicamente in vita il cinema “popolare” nella sua miglior accezione di sempre: uno spettacolo unificante in cui ciascuno di noi possa identificarsi e riflettersi “mentre riflette”. Nonostante la diversità culturale, il gioco degli opposti e l’inganno degli specchi. Nonostante quella pirandelliana “stranezza” che invade tutto, arte e vita.
Qui sotto un breve servizio fotografico in cui consegno copia del mio omaggio illustrato a ciascuno dei protagonisti della serata di sabato 1 Luglio, tutti magnifici e disponibilissimi. Da un Toni Servillo, gentile e interessato, fino a due rilassati e sorridentissimi Ficarra e Picone. L’ultima copia di questa mia rivisitazione pirandelliana della locandina del film è per il maestro Roberto Andò, autore e persona squisita che l’ha accolta con sincera partecipazione. Anche se non presente nel disegno resta intimamente lui il cuore che ha motivato l’omaggio. Sul palco ha commentato il premio ricevuto così: ” Non riesco a non pensare ad una serata dei Nastri a cui ho assistito qui con mio padre, quando il cinema era qualcosa di centrale della vita della gente in questo Paese. Riceverlo oggi mi riempie di emozione per un film che parla di scrittura, della Sicilia e di Pirandello”. Una chiusa commovente la sua che tocca tutti attraverso l’evocazione del ricordo personale e dona indirettamente a quest’opera dolce, buffa e al tempo stesso seria e permeata di malinconia, gli umori seppiati del cinema “classico”. Un nastro dell’anno il suo che già avvolge tutti.
Testo e disegno di Andrea Lupo
Commenti recenti