Da tempo la politica italiana ha cessato di essere specchio (anche deforme) del paese per ridursi più miseramente a uno sterile specchio di sé stessa. Non più il riflesso della società fuori ma l’immagine imprigionata dentro, palindromi istituzionali bloccati in uno stallo che non manifesta segni di vera progressione (o progressismo). Bello sarebbe stato poter definire autorevolmente i nostri parlamentari come i “delegati” degli elettori, destinatari di un mandato popolare “in bianco”. Figure alte incaricate di essere fotografia reale del paese e altresì figure “altre” capaci di traghettarlo al di là di quelle colonne d’Ercole ideologiche che lo imprigionano. Ci si era quasi riusciti a Novembre 2020 quando il DDL Zan era stato approvato a maggioranza dalla Camera...
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Nella settimana della memoria torna nelle sale il capolavoro “La lista di Schindler” film chiave di tutta la cinematografia dedicata alla Shoah ma anche riflessione tragica e compassionevole sul “fanciullino” spielberghiano, sull’impotenza dello sguardo e l’inesorabilità di quella legge che trasforma sempre gli uomini in numeri e mai i numeri in vite umane. Impossibile dimenticare, come la frase incisa sulla lapide del Sacrario ai caduti di Marzabotto ci ricorda. Impossibile almeno finchè l’uomo non continuerà ad essere se stesso, schiavo fedele e instancabile del proprio individualismo. Fino ad allora v’è solo la speranza che gli Schindler continuino a nascere nonostante tutto, malgrado ogni sistema di pensiero e istituzioni. Oggi come allora.
Qui il mio omaggio illustrato.
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