Category Recensioni

Ricordando “Interstellar” nel giorno del “Buco Nero”

Oggi 8 radiotelescopi hanno fotografato la storia visualizzando il famoso “orizzonte degli eventi”.

Ma i confini ignoti e invalicabili di un buco nero non delimitano solo quelli scientifici di un evento astronomico ma delineano nuovamente le forme dell’inconoscibilità terrena.

E rimandano ancora una volta all’unica ondulazione possibile per l’essere umano dinanzi alle ignote curvature stellari e spazio-temporali: quelle del cuore.

E’ bello ricordare oggi “Interstellar” perchè ci rammenta quelle meraviglie  che non hanno bisogno di radiotelescopi per essere fotografate…

 

Disegno di Andrea Lupo

 

 

 

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Monday Bloody Monday: il massacro (rimosso) di Peterloo

Uno dei film più importanti della stagione è diventato anche uno dei titoli più colpevolmente bistrattati dal pubblico e dalle giurie dei premi che contano. Fatto fuori già in sede di nominations agli Oscar (proprio come accaduto a “First Reformed” di Paul Schrader) dai troppi black power, mexican power, music power e perfino da Netflix (“Roma”, “La ballata di Buster Scrubbs”), piattaforma consacrata dai premi praticamente in ogni dove. Dall’ultimo Festival di Venezia, (in cui era in competizione accanto ai celebrati “La favorita” e “Roma” ma anche all’abbagliante “Suspiria” di Guadagnino) fino agli Academy Awards passando per i British Independent Film Awards, “Peterloo” di Mike Leigh è divenuto, suo malgrado, vittima di una clamorosa negligenza da parte...

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La douleur, l’afflizione che fa sopravvivere

Qual è la responsabilità morale del cinema di fronte alla letteratura? Come può la visione mantenersi etica e rispettosa nei confronti di un magmatico, spesso intraducibile per immagini, materiale di partenza letterario? E’ lo scritto di Marguerite Duras, autrice francese fondamentale del Novecento (Hiroshima Mon Amour, L’amante) a rinnovare l’annosa questione dell’accordo/disaccordo fra cinema e letteratura, di quella auspicabile coesistenza fra le istanze narrative e simbolico-figurative del primo e l’ossequio dovuto a una materia letteraria satura di approcci intimi e visioni solipsistiche (ancora più marcati nel caso della Duras)...

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La Favorita e la legge animale del cinema di Lanthimos

La Metamorfosi come condizione risolutiva dell’essere, il castigo fisico quale contrappasso del disordine sociale, le relazioni insolubili fra il fato e l’arbitrio. Sono queste alcune delle tematiche ricorrenti nel cinema di Yorgos Lanthimos regista greco che ha saputo codificare in forme inusuali e cinematografiche molte componenti culturali e identitarie del proprio paese. A fare da ponte concettuale fra le stesse v’è forse un’unica metafora, lineare, scoperta e severa: quella dell’animale. E’ questa infatti a far interlacciare idealmente gli ultimi tre film del celebrato autore verso una sorta di unicum conclusivo, una  riflessione gelidamente “etologica” sulla natura umana e sulle conseguenze ferine delle sue azioni (o inerzie)...

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Bohemian Rhapsody, in difesa di un biopic “infedele”

Ci sono modi differenti e per lo più critici per approcciarsi a questo biopic-drama dedicato al genio di Freddie Mercury e alla rock-band che ne derivò. C’è quello dei musicofili che spulciano meticolosamente ogni licenza narrativa portata su schermo (dalle improbabili rotture interne al gruppo fino alla rivelazione cronologicamente “anticipata” della diagnosi di AIDS) mettendo in evidenza tutti i limiti derivanti dalla compressione temporale degli eventi e dalla disinvolta -quanto inevitabile- semplificazione narrativa sugli stessi. Poi c’è l’approccio “ideologico” che denuncia una visione edulcorata e sessualmente “sostenibile” del personaggio, inizialmente inquadrato come etero e successivamente quale figura “traviata” dagli incontri occasionali e dalle bad f...

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Halloween, la notte in cui lui ritornò…

HALLOWEEN

di David Gordon Green

C’è un’intuizione folgorante nell’incipit di questo atteso (e in egual misura temuto) “Halloween 2018”. Non si tratta tanto del ritorno a quel manicomio in cui il killer (l’ombra, la strega, l’icona…) Michael Myers ha passato gli ultimi 40 anni dopo la famigerata night he came home, tra baby-sitter immolate sui letti e fantasmi appesi al muro come fantocci. E non si tratta neppure dell’idea di far ripartire la vicenda dai due giornalisti d’inchiesta impegnati col solito real-tv sulle ragioni del male. L’intuizione semmai è più meta-cinematografica ed è quella di provocare – in scena e per lo spettatore – la newborn (o la re-born) del killer attraverso quell’invocazione urlata e insistente proveniente “dalla” sua maschera...

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