
“Vi dirò dell’angoscia e della perdita di Dio, vagando, vagando nella notte disperata. Qui fuori nel perimetro non ci sono stelle… qui siamo strafatti, immacolati…”
VAL KILMER– Jim Morrison in THE DOORS di Oliver Stone

Il mio tributo alla splendida ELEONORA GIORGI. La sua dolce Finnicella non resterà soltanto la “strega più bella del cinema italiano” ma anche quella di cui mi sono innamorato appena ragazzino. E “Mia moglie è una strega” è ancora oggi uno dei ricordi più belli della mia infanzia al cinema.
Addio Eleonora…
Disegno di ANDREA LUPO
Read MoreLa tragica (e ancora avvolta nel giallo) dipartita di GENE HACKMAN, della sua consorte Betsy Arakawa e del cane che viveva con loro, non dovrebbe offuscare il ricordo di quello che è stato un gigante del cinema americano. Perchè Hackman (Eugene Allen per la precisione) non ha “semplicemente” regalato ad Hollywood memorabili personaggi tutti d’un pezzo, ma ha prestato il volto a figure ambigue, caratteri lacerati dal dubbio etico (“La conversazione” su tutti) e villains sorprendentemente accattivanti. Si voleva bene a Gene Hackman, sia quando si è fatto implacabile “braccio violento della legge” che quando ha dato voce al lato più spregevole (“Senza via di scampo”, “Potere Assoluto”) o manipolatorio (“La giuria”) delle istituzioni americane.
Di interpretazioni memorabili è stata piena ...
Read MoreTributo a un genio straordinario e irripetibile del cinema e del nostro tempo, DAVID LYNCH. Maestro della narrazione, narratore di sogni, sognatore di incubi. Nessuno come lui ha saputo dare a quel territorio (irrappresentabile) che è il subconscio le forme di un grottesco tanto personale e bizzarro quanto credibile e perturbante. Impossibile qui elencare tutte quelle forme e un semplice disegno può catturare giusto i simboli o i simulacri di sensazioni che restano, tutt’ora, indecifrabili. Ma sono state emozioni autentiche, spaventose e spesso struggenti. E oggi anche l’incubo piange la scomparsa del suo più grande pittore…
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“La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto…”
La citazione è nota a tutti e, al di là dell’incerta paternità (alcuni la attribuiscono al religioso anglicano Henry Scott Holland, altri al nostro Sant’Agostino), magari non è passata inosservata all’attenzione del cineasta spagnolo durante la genesi di “The room next door”, primo lungometraggio inglese dentro una filmografia tenacemente iberica. Ma Almodovar, dichiaratamente ateo, non può ritrovare in quell’immagine vibrante e fortemente spirituale della “stanza accanto” lo stesso significato rincuorante che vi ravvisa con naturalezza il credente, confortato direttamente dalle parole del defunto che si rivolge a lui ( “perché dovrei essere fuori dai ...
Read MoreAVVERTENZA: CONTIENE SPOILER. NON LEGGERE PRIMA DI AVER VISTO IL FILM.
Si dice, dai tempi di Pinocchio, che le bugie hanno le gambe corte. Perché? Perché non possono correre troppo lontano e prima o poi le verità che nascondono verranno a galla. Però esistono anche bugie con le gambe lunghe, quelle che corrono veloci e si propagano, esattamente come il male che (normalmente) veicolano. “Gambelunghe”, non a caso, è l’allusivo nomignolo del serial killer (un grandioso Nicolas Cage) protagonista del cupissimo quarto film di Osgood Perkins, al secolo figlio di Anthony -Norman- Perkins. “Longlegs” è, a un primo sguardo, un thriller psicotico inzuppato nelle peci dell’horror, con la sua visione esatta e “perpendicolare” di un male vivo e in apparenza assopito fra villette ordinarie...
Read More“Non potrei mai avere una faccia impassibile. Chiunque mi guardi può dire esattamente cosa sto pensando”
Gena Rowlands
Mi piace immaginare un ipotetico episodio di “Downton Abbey” in cui Violet Crawley, futura contessa madre, si sarebbe potuta imbattere in Gustav Klimt, posando per uno dei suoi quadri. Il piglio austero e al tempo stesso ironico di una giovane Maggie Smith si sarebbe stagliato benissimo su quegli sfondi rivestiti di foglie d’oro tipici dei ritratti del pittore austriaco. Resta solo un’immaginazione la mia, eppure mi piaceva ugualmente l’idea di salutare “alla maniera di Klimt” (di cui, ovviamente, non posseggo neanche un’unghia del talento) questa magnifica dama inglese...
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