Longlegs, le bugie hanno le gambe lunghe

AVVERTENZA: CONTIENE SPOILER. NON LEGGERE PRIMA DI AVER VISTO IL FILM.

Si dice, dai tempi di Pinocchio, che le bugie hanno le gambe corte. Perché? Perché non possono correre troppo lontano e prima o poi le verità che nascondono verranno a galla. Però esistono anche bugie con le gambe lunghe, quelle che corrono veloci e si propagano, esattamente come il male che (normalmente) veicolano. “Gambelunghe”, non a caso, è l’allusivo nomignolo del serial killer (un grandioso Nicolas Cage) protagonista del cupissimo quarto film di Osgood Perkins, al secolo figlio di Anthony -Norman- Perkins. “Longlegs” è, a un primo sguardo, un thriller psicotico inzuppato nelle peci dell’horror, con la sua visione esatta e “perpendicolare” di un male vivo e in apparenza assopito fra villette ordinarie...

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Omaggio a GENA ROWLANDS

Non potrei mai avere una faccia impassibile. Chiunque mi guardi può dire esattamente cosa sto pensando

Gena Rowlands

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Omaggio a MAGGIE SMITH

Mi piace immaginare un ipotetico episodio di “Downton Abbey” in cui Violet Crawley, futura contessa madre, si sarebbe potuta imbattere in Gustav Klimt, posando per uno dei suoi quadri. Il piglio austero e al tempo stesso ironico di una giovane Maggie Smith si sarebbe stagliato benissimo su quegli sfondi rivestiti di foglie d’oro tipici dei ritratti del pittore austriaco. Resta solo un’immaginazione la mia, eppure mi piaceva ugualmente l’idea di salutare “alla maniera di Klimt” (di cui, ovviamente, non posseggo neanche un’unghia del talento) questa magnifica dama inglese...

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Tributo a ALAIN DELON

Alle icone cinematografiche non bisognerebbe chiedere altro che di essere questo: pura sostanza dei sogni, illusione di celluloide, seduzione dell’irraggiungibile.
Ma le icone hanno bisogno anche dell’uomo dietro. E quell’uomo, il personaggio pubblico, talvolta non corrisponde alla sensibilità o alla visione del mondo che ciascuno di noi possiede. Anche Alain Delon viveva dentro questa (umana) contraddizione, la stessa che gli ha procurato, soprattutto negli ultimi anni, l’acclamazione di tanti e la diffidenza di molti altri. Ma le icone esistono solo per restare fedeli a se stesse. E in questo Alain Delon è stato perfetto. L’immagine assoluta, il sogno di celluloide, la seduzione dell’irraggiungibile...
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Omaggio a ROBERTO HERLITZKA

Andarsene sommessamente, quasi in punta di piedi, dopo una carriera votata alla recitazione e la vita dedicata a un solo affetto. Roberto Herlitzka, gigante del teatro e del cinema, se ne va così, avvolto nel manto di quella morte che si era portata poco tempo prima l’amatissima moglie Chiara. Resta vivissimo però il suo potente lascito personale, che quel monologo sull’arte rivolto agli studenti nel bel film “Il rosso e il blu” sintetizza perfettamente.
Cerchiamo regole, forme, canoni, ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo. La vera forma di tutto ciò che è fuori di noi, come di tutto ciò che è dentro di noi, è per gli uomini un eterno mistero...
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Omaggio a SHELLEY DUVALL, lo sguardo di “SHINING”

Che “Shining” probabilmente non esisterebbe senza Jack Nicholson lo sappiamo tutti. Ma quel film non sarebbe stato lo stesso senza Shelley Duvall nel ruolo della terrificata moglie Wendy. La Duvall tuttavia non è stata “solo” Kubrick ma anche Altman, Allen, Campion…Grandi ruoli e piccole partecipazioni attraversati da occhi vividi e traboccanti. Occhi capaci di “urlare la paura” quando la paura non sa emettere più suoni. Se le visioni di “Shining” sono ancora oggi tanto spaventose lo dobbiamo proprio allo sguardo di Wendy, che ha guardato nell’abisso dell’Overlook Hotel quell’attimo prima che lo facessimo noi…

Disegno di Andrea Lupo

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Omaggio al grande DONALD SUTHERLAND

Sguardi che seducono come quelli di un Casanova.
O che atterriscono come quelli di un ultracorpo.
Sguardi che al cinema nascono poche volte o perfino una volta sola.
Come quello del grande DONALD SUTHERLAND.

Disegno di Andrea Lupo
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“L’origine del Presagio”- Nomen OMEN Femen…

Il diavolo al cinema non fa più paura. A condannarlo a una simile sorte sono stati, solo di recente, i pessimi esiti artistici di titoli come “L’esorcista del Papa” o il dittico di “The Nun”, i cui demoni ipercinetici sembrano essere stati concepiti più per intrattenere adolescenti in astinenza da cinecomics che gli appassionati del genere in cerca di (briciole di) brividi sinceri. Messo all’angolo da jumpscares, scricchiolii di membra (dei riposseduti) e tarantolate camminate su per muri e scale (ahi quanti danni quei minuti recuperati dalla director’s cut de “L’esorcista”…), il diavolo oggi se ne infischia pure di mettere lo zampino sui set, guardandosi bene dall’ inseminarli con quelle morti accidentali “sospette”, capaci, un tempo, di impressionare i faciloni e far v...

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Omaggio illustrato a SANDRA MILO

Il mio omaggio illustrato alla solare, gioiosa Sandrocchia.

Musa, attrice e icona.

Ma anche, per sempre, quella “brava ragazza”…

Ciao Sandra…

Disegno di ANDREA LUPO

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WISH, il classicismo della semplicità

Che cos’è un “classico”? Nell’accezione più semplice e lineare del termine un classico è tutto ciò che è diventato modello, archetipo di bellezza e perfezione cui aspirare (ed ispirarsi), paradigma formale e sostanziale di qualcosa che è nato per durare nel tempo e “permanere” nella memoria.

In senso disneyano il classico animato è nato praticamente subito, in quel lontano (eppure già avanguardistico) 1937 di “Biancaneve e i sette nani”, primo lungometraggio “disegnato” figlio di una visione ed una sperimentazione nuove e, fin da subito, incredibilmente audaci...

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