Addio a Ezio Bosso

“Non sono d’accordo con chi definisce la mia musica “mia”. Per me la musica non è di nessuno.

Chi mette le mani, chi la scrive sì è Bach, ma poi diventa Ezio quando la suono, Paolo quando la ascolta…

La musica è nostra. Non è di uno. E’ questa la magia.

Chi scrive la musica la scrive per lasciarla a qualcun altro.

E’ un atto d’amore…”

(Ezio Bosso)

Disegno di Andrea Lupo

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Cinema del contagio: IT FOLLOWS

It Follows. Ci segue, anzi ci ha sempre seguito. E’ stato costantemente un passo dietro di noi, l’ombra allungata fino a sfiorare la nostra sagoma inconsapevole. Quel rumore di terriccio pestato che non arrivava mai alle nostre orecchie e, appena percettibile, il fetore di morte in cerca del proprio cadavere. Ci ha sempre seguito e non sapevamo mai chi (o cosa) fosse. Non ne avevamo certezza neppure quando eravamo adolescenti, custodi di verità troppo acerbe per il mondo adulto o troppo adulte per il resto del mondo. Durante quell’adolescenza in cui corpo ci rivelava una storia che la mente non sapeva decifrare e un cuore spavaldo guidava il carro delle sensazioni. Ci ha sempre seguito, tallonandoci sulla striscia continua di drammi invisibili o avanzando lungo i marciapiedi del do...

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“CATS”, quel musical ingiustamente travolto dal Web

Indagine su un insuccesso annunciato, sulle ragioni di un disprezzo condiviso e su un progetto tanto voluto quanto frainteso. Ma il flop di “Cats” in fondo ha soltanto bruciato una delle sue sette vite. La rinascita jellicle prima o poi arriverà…

Cats, le “allucinazioni perverse” del Web e la critica hater

E’ d’obbligo, ancor prima di analizzare criticamente questo adattamento cinematografico dell’opera di Andrew Lloyd Webber, fare una premessa di carattere socio (e social) tecnologico circa la singolare ricezione mediatica di cui l’operazione è stata oggetto dall’apparizione del trailer fino all’arrivo in sala...

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Richard Jewell, l’etica del tempo secondo Eastwood

C’è un filo rosso che unisce le ultime opere di Clint Eastwood, tutte ascrivibili ad altrettanti fasi di una splendida e ancora sorprendente maturità. E’ il filo del tempo e dell’evento storico. Una “corda tesa” che attraversa la cronaca americana più recente e che si serve di questa per modellare e rimodulare cinematograficamente la dimensione più sfuggente e abusata di sempre. Quel tempo che avanza inesorabile ma sul quale a quasi 90 anni si ha ancora parecchio da dire. Magari per saldare debiti con la coscienza militare contemporanea del paese (il Chris Kyle di American Sniper, opera sulla quale pesa ancora un gigantesco equivoco ideologico) o far emergere i vizi di forma di un sistema giudiziario che antepone gli interessi assicurativi all’elemento umano (Sully)...

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Un anno di cinema, 40 titoli da ricordare- Parte II

Seconda parte dell’articolo sui 40 film da ricordare del 2019. Anche qui nessuna ideale classifica (il n. 40 non è meno importante dei precedenti) ma solo un’elencazione dettata dalla memoria, dall’emotività, dalle connessioni instauratesi nella mente mentre rievocavo le visioni avute nel corso dell’anno. Consapevole della incompletezza di ogni lista (come al solito sono state tante le visioni perdute) vi offro comunque un piccolo compendio ragionato di scelte (ovviamente personali).

Giusto per dimostrarvi che i bei film, nonostante tutto al cinema sembri essere stato già raccontato, esistono ancora e sono molti.

Soltanto bisogna avere voglia di inseguirli.

O magari di farsi trovare da loro.

Buona lettura!

21.The Mule-Il corriere...

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Un anno di cinema, 40 titoli da ricordare- Parte I

E’ stato un bell’anno cinematografico quello appena concluso. I miei motivi saranno magari diversi da quelli di tanti altri. C’è chi si è commosso con il finale di “Avengers Endgame” e chi riattraversando la savana realistica del “Re Leone“, chi attendeva trepidante il finale di “Star Wars Episodio IX” e chi non vedeva l’ora di ripercorrere i corridoi del’Overlook Hotel in “Doctor Sleep“, chi si immergeva in una Downton Abbey finalmente panoramica e chi, più piccino, voleva tornare ad Arendelle per riabbracciare Elsa e Anna (Frozen 2) o nel mondo dei giocattoli (Toy Story 4).

I motivi per godere del cinema sono tanti, tutti diversi, moltissimi validi.

Qui elenco film e motivi per i quali è stato bello continuare ad andare al cinema durante il 2019...

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Auguri da Illustracinema con “Frozen”

Con questo mio disegno dedicato a “Frozen” auguro a tutti gli utenti di “Illustracinema” un Buon Natale.

Nella speranza che il gelo sempre più diffuso nei rapporti umani, sociali o semplicemente social possa sciogliersi in un vapore più tiepido, empatico e finalmente autentico.

Cinefili auguri a tutti!

Disegno di Andrea Lupo

Tutti i diritti riservati

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THE IRISHMAN, dal silenzio di Dio all’oblio in terra

Accantoniamo i “crepuscolare” e i “capolavoro” per una volta. Teniamoci a debita distanza dai primi, abusati significanti critici buoni per chi sta per dipartire cinematograficamente (vedi Clint Eastwood, “certificato” crepuscolare già da “Gli spietati” e capace di infilare da allora almeno altri sette-otto capolavori non crepuscolari), ed evitiamo saggiamente pure i secondi, solenni e gratuiti strilloni in uso ai multisala. Soffermiamoci invece sul maestro (che di sublime arte ne firmerà ancora) e soprattutto sull’uomo Scorsese, quel cineasta che da mezzo secolo dialoga incessantemente con se stesso attraverso la celluloide e il digitale, la memoria e il presente e oggi pure coi provider televisivi multimiliardari e la de-aging technology...

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AD ASTRA, le asperità oltre le stelle

Per aspera ad astra, attraverso le difficoltà fin verso le stelle. Questo il motto, l’incitazione, il viatico. Ma se il viaggio fosse invece al contrario? Se attraverso le stelle si giungesse solo a nuove asperità e dolore? Con la rassegnazione al posto della gloria e il bagliore di una cometa invece della lux aeterna nello spazio ? L’ultimo film di James Gray (Two Lovers, Civiltà perduta) non è un’ode al vittorioso ma, probabilmente, un’elegia sulla sconfitta. Solenne, mesta e giustamente autocosciente. Un’invocazione interiore che l’astronauta Brad Pitt rivolge a se stesso (né a Dio né al Padre quindi) e di cui conosciamo già, come lui, la nuda risposta. Non occorre un viaggio per aspera per comprendere una malattia esistenziale che ha già corroso l’anima, corrotto l’i...

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Midsommar e il folk horror alla radice delle paure moderne

Il folk horror fa paura. Forse più paura dell’horror stesso. Fosco sottogenere che (r) esiste al cinema da quasi 60 anni come una sorta di innesto malato, rappresenta dell’horror la corrente forse più estrema, assai poco conciliante e perfino anti-sistema. Da gemme primordiali filiate fuori dalla Hammer Film come “Il grande inquisitore” (1968, con l’icona Vincent Price) e “La pelle di Satana”(1971) fino a più recenti declinazioni autoriali offerte da opere destabilizzanti e lisergiche come “I disertori” o pittoriche e rigorose come “The VVitch”, questo filone non nasce con specifici intenti finalistici (come ad esempio il più codificato e fortunato sottogenere “demoniaco”, modellato sulle paranoie anni ’70 e intorno al sentimento cattolico della middle-class ...

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